sábado, 9 de enero de 2010





















"Perchè fummo i nemici di ogni dominazione
materiale e di ogni livellazione spirituale.
Perchè noi, al di là di ogni schiavitù e di ogni dogma,
vedemmo danzare libera e nuda la vita"

Renzo Novatore

Fiori Selvaggi

Premessa. Anche attraverso le lande sterminate dei brulli deserti germinano dei fiori. Fiori selvaggi che emanano peccaminosi profumi e che colle loro spine fanno sanguinare le stesse mani di coloro che le raccolgono, ma che hanno però, la loro storia grandiosa di gioia, di dolore e d’amore. Ripeto: sono fiori strani e selvaggi che sorti dal nulla che crea, furono fecondati dal sole e poscia sbattuti dall’uragano crudelmente, così!

Questi fiori sono pensieri germinati nella solitudine meditativa e profonda dell’anima mia mentre al di fuori, nel mondo che più non mi appartiene imperversa furiosamente la pazzia solcata dal fuoco elettrizzante del fulmine che implacabile schianta.

Ed io, vagabondo impenitente, che amo galoppare nelle gioiose e paurose vie di questo
mio regno solitario e deserto, mi compiacerò di raccogliere periodicamente un fascio di questi fiori selvaggi per incoronare questa bandiera ribelle che già una volta
vigliaccamente e brutalmente stroncata canta ancora per il ritornello gioioso dell’eterno
ritorno.

Anarchico è solo colui che dopo una lunga, affannosa e disperata ricerca ha ritrovato sé stesso e si è posto, sdegnoso e superbo “sui margini della società” negando a qualsiasi il diritto di giudicarlo.

Colui che non sa essere all’altezza delle proprie azioni riconoscendosi, egli solo a giudice di sé stesso, potrà magari credersi anarchico ma non lo è! La forza di volontà e di potenza (da non confondersi col potere) lo spirito di autoelevazione e di individualizzazione sono i primi gradini d’una scala lunga ed interminabile ove sale colui che vuole superare anche se stesso oltre tutte le cose.

Solo colui che sa apprezzare con impetuosa violenza i rugginosi cancelli che chiudono la casa della gran menzogna ove si sono dati convegno i lubrici ladri dell’Io (dio, stato, società, umanità), per riprendere dalle mani viscide e rapaci – inanellate del falso oro dell’amore della pietà e della civiltà, dei biechi predatori, il suo più grande tesoro, può sentirsi padrone e signore di sé, e chiamarsi anarchico.

L’anarchico, oltre ad essere il più grande ribelle ha pure il vanto di essere un Re. Il Re di sé stesso s’intende! Chi crede che Cristo possa essere il segnacolo ed il simbolo che l’uomo deve sventolare per giungere alla libertaria sintesi della vita, non può essere che un socialista o un cristiano negatore dell’anarchismo.

Quando Socrate, che malgrado tutto, era senza dubbio di molto superiore alla bestialità di quel suo popolo che lo condannava, accettò la cicuta che questo gli imponeva di trangugiare, fece una tal opera di viltà e di dedizione che l’anarchismo spietatamente condanna.

Sfuggire, con qualsiasi mezzo, all’invincibile bestialità di un popolo reso feroce e brutale da cannibaleschi pregiudizi e spaventosa ignoranza, o alla sadica depravazione d’una putrefatta società la quale si crede in diritto di giudicare e condannare un singolo perché ha consumato una data azione che la suddetta società non è all’altezza di comprendere mai; è un atto superbamente ribelle ed individualistico che solo nell’anarchismo può trovare la sua ragion d’essere e la sua glorificazione.

Ahimè! Anche la coscienza è stata fin qui un fantasma atavico e pauroso. E solo cesserà di essere tale, quando l’uomo l’avrà saputa rendere l’immagine e lo specchio della sua propria ed unica volontà.

Il primo uomo che disse: “Non vi è nessun dio”, fu senza dubbio un atleta dell’umano
pensiero. Ma colui che si limitò a dire che: “Il dio del prete non c’è”, barò coll’equivoco lasciando a sufficienza comprendere di essere, egli, un losco partigiano il quale già premeditava di uccidere gli uomini forse con una nuova menzogna. Tenetevi ben guardinghi da coloro che si limitano alla sola negazione di dio.


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